FUOCO NERO: MATERIA E STRUTTURA ATTORNO E DOPO BURRI

0
1121

 FUOCO NERO: MATERIA E STRUTTURA ATTORNO E DOPO BURRI perché si mette a confronto la nota sequenza di Aurelio Amendola che fotografa Burri mentre crea una Plastica col fuoco con il grande Cellotex di Alberto Burri, appunto nero, punto di partenza della mostra.

Lo CSAC dell’Università di Parma ha ricevuto in dono, circa 40 anni fa, un importante Cellotex (1975) di Alberto Burri. Attorno a questa opera, in occasione anche dell’approssimarsi del centenario della nascita dell’artista (1915-1995), si è pensato di chiedere, negli ultimi due anni, a significativi pittori, scultori, fotografi, giovani e meno giovani, almeno un’opera che essi pensassero comunque collegata o riferibile alla ricerca di Alberto Burri.
L’idea era anche quella di chiedersi, oggi, che cosa è vivo, che cosa resta, nella memoria dell’arte, del grande creatore scomparso. A questo invito hanno risposto generosamente, e con importanti opere, in molti. Fra essi ricordo: 
Bruno Ceccobelli e NunzioMimmo Paladino e Luca PignatelliMarcello Jori e Alberto GhinzaniPino Pinelli Giuseppe Maraniello, Giuseppe  Spagnulo e Emilio IsgròAttilio Forgioli e Mario RacitiMedhat Shafik Franco GuerzoniLuiso Sturla e Renato BoeroRaimondo Sirotti Davide BenatiConcetto Pozzati e Enzo EspositoGianluigi Colin e William Xerra.
Agli artisti è stato anche chiesto di illustrare le ragioni per cui l’opera donata si collegava alla ricerca di Burri; anche queste loro parole appaiono un contributo storico significativo.

Si disegnava dunque un panorama stimolante del dialogo degli artisti di oggi col pittore di Città di Castello, ma si apriva anche un problema: come raccontare il rapporto con Burri di molti artisti dagli anni ’50 in poi, come ricostruire il tessuto del dibattito in anni cruciali.
Prendendo spunto dalla componente strutturale dell’opera di Burri, si sono dunque individuati due percorsi sempre collegati e comunicanti, quello della ricerca sulla materia e quello della articolazione delle strutture.

Per mettere in evidenza questa vicenda si è attinto alle raccolte dello CSAC puntando, ad esempio, su alcune figure del Gruppo Origine (1950-1951), con opere di CollaBalloccoGuerrini, e ancora del Gruppo 1 con Biggi. 

Era inoltre necessario provare a restituire le esperienze dei due centri principali della ricerca di quegli anni: Roma ad esempio con Gastone  Novelli e Toti Scialoja che dialogano con Cy Twombly e con l’AbstractExpressionism americano, e, a Milano, Lucio Fontana.


Era indispensabile ricostruire dalla Lombardia a Napoli, dalla Liguria all’Emilia, le proposte di alcuni dei numerosi protagonisti della ricerca sulla materia, ed ecco le opere di Tavernari e Spinosa, di Pierluca e Morlotti, di Mandelli e Bendini, di Arnaldo Pomodoro e Zauli, di Mattioli e Padova, di Zoni, di Lavagnino e Ruggeri, di Olivieri Vago, di Guenzi Carrino, di FerrariRepettoChighine.
Distinto da questo filone di ricerca nel quale prevale il peso e la lunga durata della materia che la critica ha definito prevalentemente come “informale”, si pone un altro modello, della indagine sulla struttura; un percorso che è in mostra  attraverso le opere di Perilli, Pardi, Garau, Toti  Scialoja.


Era inoltre importante provare a definire il significato dell’opera di Burri fuori dei confini, così ecco la presenza in mostra di un pezzo di Joe Tilson e, a contrappunto, un grande collage di Louise Nevelson legato alla ricerca americana degli anni ’50, a cui si sono aggiunti un gruppo di collage della statunitense Nancy Martin attenta al filone astratto dopo Josef Albers.

In mostra la fotografia ha una parte significativa. Le immagini di Aurelio Amendola hanno suggerito il titolo della mostra: Burri che crea col fuoco una Plastica a confronto col “nero” del Cellotex dello CSAC. Di Nino Migliori un gruppo di pirogrammi degli anni ’50 di recente ristampati; di Mimmo Jodice un importante “muro”; di Giovanni Chiaramonte una ricerca degli anni ’70 su una casa distrutta; di Mario Cresci una sequenza sulle rocciose spiagge di Sicilia. A queste opere si aggiungono due ricerche diverse, legata al filone concettuale quella di Brigitte Niedermair, attenta alla lingua dell’astrazione quella di Gianni Pezzani.
Alla generosità degli artisti, o dei loro eredi, e si pensi alle opere di Domenico  Spinosa, si sono ora aggiunte le donazioni di due sensibili galleristi: si deve a Matteo Lorenzelli quella della scultura di Pierluca e del torso ligneo di Tavernari, e a Giorgio Marconi quella del collage di Louise Nevelson e della grafica di Antoni Tàpies.
La mostra, curata da Arturo Carlo Quintavalle, proporrà oltre settanta dipinti e altrettante fotografie e ancora un gruppo di opere grafiche per un totale di 172 pezzi tutti riprodotti in un ampio catalogo che verrà edito da Skira.
21 dicembre 2014 – 29 marzo 2015
inaugurazione sabato 20 dicembre 2014 ore 18.30
Salone delle Scuderie, Palazzo della Pilotta Piazzale Bodoni 1, Parma
Articolo precedenteIL LIBRO SUI “CERVELLI CHE CONTANO”
Articolo successivoNASCE A SAVONA IL MUSEO DELLA CERAMICA
Ciao, sono Emanuela, donna, moglie, madre e blogger con studi classici e formazione giuridica, eclettica per natura e per destino, “nerd” quanto basta.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here