
OMAGGIO
A
MAURIZIO FAGIOLO DELL’ARCO
a cura di Laura Cherubini
Con la collaborazione di Maria Beatrice Mirri
fino al 15 luglio 2022
Via Alibert, 20 Galleria Russo 00187 Roma
Maurizio Fagiolo dell’Arco (1939-2002) è stato uno dei più geniali protagonisti del dopoguerra. Con le sue innovative ricerche ha rivoluzionato e arricchito lo sviluppo della storia dell’arte dal ‘600 agli inizi del ‘2000.
Intelligente, anticonformista, dal gusto sicuro e raffinato delle sue scelte collezionistiche, la Galleria Russo rende Omaggio a Fagiolo dell’Arco.
Ed espone opere derivanti soprattutto dalla collezione dello storico dell’arte, selezionate dalla moglie Maria Beatrice Mirri, insieme a Laura Cherubini, la curatrice della rassegna e del libro catalogo: una corposa raccolta di testimonianze di artisti, studiosi, galleristi.

Natura morta autunnale, 1941
olio su tela, 50×60 cm
Collezione Maurizio Fagiolo dell’Arco
Nel complesso tutto è un trascinante percorso intellettuale di Fagiolo dell’Arco, anche pensatore fuori dagli schemi.
Le opere in mostra e un libro di testimonianze.
Le opere esposte, circa quaranta, spicca lo splendido autoritratto del1665 di Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio: un pezzo della collezione di dipinti del ‘600 romano, donata dai coniugi Fagiolo al Museo del Barocco di Ariccia.

1665 circa
olio su tela, 73,8 x 60 cm
Palazzo Chigi, Ariccia
collezione Maurizio Fagiolo dell’Arco
Roma
E poi ci sono lavori eseguiti, durante tutto l’arco del ‘900, dagli artisti al centro dei suoi studi.
Carla Accardi, Getulio Alviani, Giacomo Balla, Alighiero Boetti, Corrado Cagli, Duilio Cambellotti, Giuseppe Capogrossi, Giuseppe Chiari, Guido Crepax, Giorgio de Chirico, Lucio Del Pezzo, Jim Dine, Piero Dorazio, Ferruccio Ferrazzi, Tano Festa, Giorgio Griffa, Mario Mafai, Carlo Maria Mariani, Roberto Melli, Fausto Melotti, Nunzio, Giulio Paolini, Pino Pascali, Fausto Pirandello, Antonietta Raphael, Man Ray, Antonio Sanfilippo, Giulio Aristide Sartorio, Alberto Savinio, Mario Schifano, Carlo Socrate, Armando Spadini, Francesco Trombadori, Giulio Turcato, Andy Warhol, Alberto Ziveri.

Rosso, 1961
legno dipinto, 60×90 cm
Collezione Maurizio Fagiolo dell’Arco
Un talento versatile
Nel 1966 l’Editore Bulzoni pubblica due testi fondamentali per la storia dell’arte italiana: Rapporto 60/Le arti oggi in Italia.
I due studi sono riconducibili a Maurizio Fagiolo dell’Arco, non ancora trentenne, genio eclettico della critica d’arte del ’900 e punto di riferimento per un’intera generazione di studiosi.

Senza titolo, 1963
olio su tela 50×60 cm
Firmato in basso a destra Sanfilippo
Collezione privata, Roma; già collezione Maurizio Fagiolo dell’Arco
La vastità dei suoi interessi fa parte della sua leggenda, come raccontano più di venti autori coinvolti nella stesura del volume, a partire da Laura Cherubini:
“…Il campo dei suoi interessi era molto ampio: spaziava dal Barocco ai Pittori dannunziani, dal Futurismo alla Metafisica, dalla Scuola Romana alla Scuola di piazza del Popolo fino agli artisti più contemporanei”.
La sua straordinaria carriera inizia nel 1963, con la pubblicazione della tesi di laurea su Domenichino, seguita da Giulio Carlo Argan, di cui sarà assistente di cattedra alla Sapienza di Roma per tutto il decennio successivo.
Nel 1964 Nello Ponente lo instrada verso la critica militante, chiamandolo a scrivere per l’Avanti!.

Bomba, 1965
acciaio dipinto, h 30 cm circa
Firmato e datato alla base Pascali 1965
Collezione Maurizio Fagiolo dell’Arco
Importante e innovativa la sua pagina Le Arti, con articoli fondamentali per capire le più interessanti tendenze del contemporaneo, commentati da disegni appositamente realizzati dagli artisti. Angeli, Ceroli, Schifano, Pascali e altri sconosciuti emergenti che di lì a poco si trasformeranno nelle star dell’arte del decennio sono da subito al centro del suo interesse.
Alla fine degli anni ’60 inizia a occuparsi delle avanguardie di primo Novecento: Balla e i Futuristi, Francis Picabia, Man Ray: in breve tempo ne diventa lo studioso di riferimento.

Perpetual motif ,1923 (1971)
metronomo in legno con occhio, h 21,5 cm
37/40
Firmato sulla base 37/40 Man Ray
Dedicato sulla base Pour Maurizio/de/Man Ray/1971
Collezione Maurizio Fagiolo dell’Arco
Dal 1979 Giorgio de Chirico cattura la sua attenzione e l’arte del pictor optimus, sino a quel momento osservata dalla critica solo nella fase Metafisica, viene scandagliata come mai prima.
Studiando de Chirico “inciampa” in un contesto affascinante, l’arte italiana tra le due guerre, soprattutto di ambiente romano.
I suoi studi e le mostre sulla Scuola Romana e il Realismo Magico, specialmente su autori come Pericle Fazzini, Francesco Trombadori, Riccardo Francalancia, Guglielmo Janni, Scipione, Alberto Ziveri e Antonio Donghi hanno consentito a una pagina dell’arte del ‘900 di riemergere dall’oblio.

Natura morta con i cavoli, 1925
olio su tela, 60×70 m
Firmato in basso a destra F. Trombadori
Collezione Maurizio Fagiolo dell’Arco, Roma
In parallelo ha sempre continuato a occuparsi di arte barocca, con particolare attenzione a Bernini e risultati dal punto di vista scientifico sempre eclatanti.
Riusciva a occuparsi di tutto e contemporaneamente.
Grazie a un metodo di ricerca basato sulla capillare raccolta di documenti originali
“quando si studia un artista sono importanti anche le liste della spesa”
e sulla fitta rete di relazioni allacciate con chi aveva avuto rapporti diretti con gli artisti.

Tavola per “Valentina”, 47×60 cm
sul retro: Ritratto femminile
Collezione Maurizio Fagiolo dell’Arco
Evitava di riferirsi a ciò che scrivevano altri, ma andava dritto alle fonti: e così riusciva a scardinare quelle visioni consolidate e viziate dal pregiudizio.
Lui è stato il pioniere.
Laura Cherubini nel suo saggio in catalogo scrive:
“Maurizio era un grande anticipatore e indagava artisti che erano essi stessi anticipatori”.
E anticipatore lo fu davvero.
Da appassionato di grafica, costruiva da sè i menabò delle sue pubblicazioni, proponendo soluzioni innovative.
Come scrive Anna Bulzoni, figlia dell’editore di riferimento di Fagiolo –
“Il lavoro di impaginazione grafica che Maurizio proponeva era fuori da ogni canone era un lavoro da esteta pignolo e ambizioso”.
I suoi libri pieni di immagini inserite all’interno del testo con sensibilità architettonica sono stati dei prototipi che hanno rivoluzionato il settore dell’editoria d’arte.
Ogni aspetto delle opere d’arte lo interessava; era aggiornatissimo anche sulle moderne teorie del restauro.
La sua attenzione era sempre catalizzata da artisti, linguaggi e temi inesplorati o sottovalutati.
I suoi studi sull’Effimero e sulla Festa barocca hanno letteralmente inaugurato un nuovo settore di ricerca.
“Amava andare contro corrente, parlare di de Chirico e Savinio, che …non erano personaggi molto amati….In un libro rimasto mitico, Rapporto 60, … quelli che addita come maestri, Burri, Capogrossi informale, Vedova, Colla, suscitano …moltissime diffidenze e i giovani poi, Rotella, Manzoni, gli artisti della pop romana, Pistoletto, Dorazio, Alviani, sono praticamente esordienti. Non sbaglia un colpo….È fra i primi ad occuparsi di Picabia .. e a portare nel 1975 a Roma Man Ray; anche fisicamente” (Daniela Fonti).
Man Ray non fu l’unico fotografo del ‘900 ad attirare la sua attenzione, tutti i suoi contributi sulla fotografia del secolo sono originali e nuovi per impostazione.
Il suo lascito
Mostre indimenticabili e libri fondamentali, l’Archivio della Scuola Romana, il Museo del Barocco Romano.
Tra i suoi libri fondamentali il già citato Rapporto 60. Le arti oggi in Italia (1966) e il coevo Bernini.
Un’ introduzione al Gran Teatro del Barocco, scritto a quattro mani col fratello Marcello. Nodale però è tutta la sua produzione critica sul Barocco, a partire dal sorprendente L’Effimero barocco, firmato con Silvia Carandini e uscito nel 1977/78.
Impossibile prescindere dai suoi scritti su Giorgio de Chirico e dal memorabile “Scuola Romana. Pittura e scultura a Roma dal 1919 al 1943” (De Luca Editore 1986), incunabolo e bibbia degli studi sull’argomento, denominato scherzosamente Il Fagiolone.

olio su tela, 50×40 cm
Firmato in basso al centro G. de Chirico
Molto importante Classicismo pittorico. Metafisica, Valori Plastici, Realismo Magico e “900”, pubblicato nel 1991 per Costa & Nolan, su richiesta di Germano Celant che dirigeva la collana.
Chi ha avuto la fortuna di visitare le sue mostre, le definisce spesso indimenticabili.
Indimenticabili Francis Picabia. Mezzo secolo di avanguardia (Torino, Gall Civica d’Arte Moderna 1974/1975) e Man Ray. L’occhio e il suo doppio, quest’ultima con il caleidoscopico allestimento curato da Maurizio Di Puolo che trasforma il Palazzo delle Esposizioni di Roma in una gigantesca macchina fotografica, con un raggio che fuoriesce dall’edificio e si scompone nello spettro cromatico e la parete di fondo specchiante in modo da riflettere e raddoppiare l’intera mostra.
E, soprattutto, con Man Ray presente di persona e de Chirico e tutta la Roma che conta a omaggiarlo.

Roma, Palazzo delle Esposizioni
Donna Vittoria Leone, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Man Ray
All’inaugurazione della mostra “Man Ray.L’occhio e il suo doppio”
E poi, negli anni ’80, le importantissime esposizioni curate per la Galleria dello Scudo di Verona: quella dedicata alla produzione di de Chirico negli anni venti, quella sugli straordinari e dimenticati artisti del Realismo magico e poi ancora de Chirico, con le sue opere degli anni trenta. Progetti che riportano alla luce capolavori ritenuti scomparsi e che aprono il varco a nuove, inedite letture dell’arte italiana del ‘900.
Anche i progetti dell’ultima fase della sua carriera – mostre come Roma 1948-1959. Arte, cronaca e cultura dal neorealismo alla dolce vita, curata nel 2002 con Claudia Terenzi – appaiono il prototipo di tante rassegne attuali per l’impostazione multidisciplinare e l’originalità della scrittura curatoriale.
Non si può dimenticare il suo vitalissimo lascito all’Archivio della Scuola Romana, fondato con Netta Vespignani, e il Museo del Barocco romano nel Palazzo Chigi di Ariccia, destinatario della donazione della sua collezione di dipinti del ‘600 romano.
Le sedi della sua attività
vere officine creative per una generazione di studiosi.
Lo studio del quartiere Flaminio prima, poi quello di Via Urbana in seguito sostituito dalla bellissima sede all’interno di Palazzo Rondanini, poi l’arrivo a via del Babuino: tutti gli studi sono ricordati come vere e proprie officine della cultura, come punti di incontro multidisciplinari .
“Oggi in tanti lo piangiamo ancora – scrive Daniela Fonti – ma la cosiddetta comunità degli studiosi lo ha messo nel cassetto dei ricordi con troppa leggerezza (e presunzione).”
E allora, è veramente dovuto un omaggio a Maurizio Fagiolo dell’Arco.
Info:
www.galleriarusso.com +39 06 6789949 – 06 69920692
+39 345 0825223
Orari:
lunedì dalle 16.30 alle 19.30;
dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 19.30
Ingresso libero
Catalogo Maretti Editore
con testo critico di
Laura Cherubini
biografia a cura di
Fabio Belloni
e testimonianze di
Cecilia Bernardini, Anna Bulzoni, Silvia Carandini, Angela Cipriani, Ester Coen, Maurizio Di Puolo, Massimo Di Carlo, Michela di Macco, Marcello Fagiolo, Maurizio Fagiolo, Daniela Fonti, Giorgio Griffa, Maria Paola Maino, Beatrice Marconi, Carolina Marconi, Flavia Matitti, Maria Beatrice Mirri, Francesca Romana Morelli, Nunzio, Giulio Paolini, Francesco Petrucci, Valerio Rivosecchi, Ennery Taramelli, Donatella Trombadori.