
La mia passione per Pollock ha fatto sì che lo cercassi anche in un film, che per fortuna ho trovato e che semplicemente si intitola “Pollock”.
E’ una pellicola del 2000 tutta per lui, in cui è assoluto protagonista con la sua vita e, soprattutto, con la sua arte.
Già, perchè è un film dove Ed Harris interpreta molto bene Jackson Pollock in tutti gli aspetti psicologici e artistici. La parte umana, dell’uomo nevrotico e dedito all’alcol, instabile ed emotivamente fragile, è un lavoro di interpretazione che mi aspettavo ben fatto da un attore della portata di Harris. In fondo era questo il suo goal: calarsi il più possibile nel personaggio e, a parte la notevole somiglianza fisica, il profilo psicologico di Pollock è delineato perfettamente.
Ma quello che mi ha strabiliato è stato il gesto artistico di Pollock perfettamente riprodotto da Ed Harris.
Mi sono chiesta come un attore fosse riuscito a imitare perfettamente la gestualità di un action painter che del gesto ha fatto la sua arte. Ho ammirato la disinvoltura con cui Harris ha saputo interpretare le tappe dell’evoluzione artistica di Pollock fino allo stupore finale, quando vede nella colatura di colore il suo nuovo segno artistico.
In questo senso, il film “Pollock” è una vera lezione sui momenti del percorso artistico di Jack the Dripper.
Il momento culminante è stato proprio il passaggio al dripping: il modo come ci è arrivato Pollock, con quale emozione e con quale stupore e coraggio!
E se questo era il passaggio culminante, il film lo ha centrato in pieno.
Quello che voglio dirvi è che questo film racconta veramente per immagini la storia di un artista. Lo fa evidenziando soprattutto la sua impulsività: l’origine stessa della sua arte e il suo stesso genio.
E’ un film pieno di quadri e di emozioni.
Importantissima e di importanza equivalente è il personaggio di Lee Krasner: la vera estimatrice e supporter di Pollock nella vita. Collega e compagna con una infinita pazienza per contenere l’anima inquieta di Jack. Senza di lei non ci sarebbe stata forse neanche Peggy Guggenheim, che indubbiamente lo ha lanciato nel mondo che conta, senza esitare a salvaguadare il proprio business, come i mecenati hanno fatto spesso.
L’attrice che ha interpretato Lee Krasner (Marcia Gay Harden) ha interpretato benissimo il ruolo protettivo, di pungolo, di contenimento e di continuo perdono della moglie di Pollock. Talmente bene, da vincere il premio Oscar come miglior attrice non protagonista. Invece, “soltanto” una nomination quale miglior attore protagonista per Ed Harris.
Gli ambienti sono stati perfettamente ricostruiti: quelli tra gli anni Quaranta e Cinquanta di una New York in piena ascesa culturale e del rifugio a Long Island, dove la natura ha regalato a Pollock una tregua emotiva. Stili, abbigliamento, dettagli, sono tutti abilmente ricostruiti.
Anche l’aspetto sociale della famiglia americana media e della High society newyorkese sono stati riprodotti bene attraverso le scene di vita quotidiana familiare e intima, o della mondanità dell’epoca. Ci sono anche scene sull’ambiente dei suoi amici artisti, riferimenti alla sua gelosia/ ammirazione per Picasso o alla sua critica controversa verso un emergente Willem de Koonig. E’ importante osservare nel film il rapporto di Pollock con la critica come un punto di equilibrio del suo stato d’animo. Così importante che l’articolo famoso su “Life” segna il frame d’inizio del film.
Qual è il valore di questo film secondo la mia sensibilità
Per me che amo l’arte, questo film ha saputo equilibrare perfettamente l’aspetto umano e pittorico, senza che il film sembrasse un dramma solo psicologico o freddo documentario d’arte. Un grande apprezzamento per Ed Harris, alla prima prova da regista con un “biopic” non semplice, per complessità e profondità del personaggio e del messaggio artistico.
Perché: per completare la mostra Pollock e la Scuola di New York in corso al Vittoriano
Perché: per conoscere meglio Jack the Dripper!