
Prima primissima al Teatro Manzoni che debutta con un grido di aiuto nel triangolo amoroso della commedia “Amore mio aiutami“.
A gridare questa paradossale richiesta di aiuto è Raffaella (Debora Caprioglio), proprio lei che prende una sbandata e la confessa al marito Giovanni (Corrado Tedeschi) che si riteneva di ampie vedute.
In realtà non è affatto così, perchè il colpo arriva come una staffilata nel cuore di Giovanni che cercherà, frastornato e addolorato, di parare i colpi e deviare il corso delle cose.
Impossibile non fare paragoni con il film omonimo “Amore mio aiutami” e con gli indimenticabili ruoli di Alberto Sordi e Monica vitti.

Ma qui siamo a teatro, e il testo di Rodolfo Sonego richiedeva un adattamento di ambienti, (penso alla famosa scena del pestaggio tra le dune del litorale laziale), ma soprattutto un adattamento di epoche. Sonego faceva emergere nelle sue sceneggiature tutte le ipocrisie borghesi e i drammi della società italiana che stava cambiando rapidamente, socialmente ed economicamente.
E Renato Giordano ha diretto e adattato questa commedia del 1969, riproponendo la domanda se nella coppia sia meglio la verità o l’ipocrisia. Visto ai giorni nostri, dove tutto è più veloce anche nei sentimenti, l’epilogo della commedia resta sempre valido.
Il testo di Sonego sul dramma della crisi coniugale e la frantumazione di sogni familiari richiede, per forza di cose un adattamento rispetto al 1969, quando uscì il film. Eppure certi sentimenti ancora ci appartengono con gli identici meccanismi.
Certo, Amore mio aiutami è sempre una commedia vivace, frizzante, con le tipiche situazioni dinamiche, entrate e uscite continue di scena , corse, girotondi e un continuo susseguirsi di situazioni grottesche e divertenti.
Si ride, si sorride, si riflette: qualche volta ci si rattrista.
Forse c’è qualche parola troppo forte presa dalla volgarità ordinaria che si poteva benissimo evitare, perchè non è certo quello che colora questa commedia.
I personaggi
Nonostante il paragone inevitabile con la grande Monica Vitti, Debora Caprioglio è brava, convince: sa essere veramente vivace e frizzante. I suoi piagnistei e i suoi drammi, paradossali e furbi, sono ben gestiti. Mi ha convinto.
La parte di Raffaella è assolutamente “teatrale”, carica e sovraccarica di moine. Ma proprio per questo non è facile: Debora Caprioglio ha retto il ruolo, sia quando doveva esagerare, sia quando doveva attenuare i toni.
Corrado Tedeschi, il marito Giovanni, non aveva comunque una parte facile: infatti è lui che incassa il colpo, e che per tutta la commedia oscilla tra il superamento di sè, delle sue emozioni, e l’abbandono alla inevitabile disperazione. In certi momenti i toni dell’umore andavano più marcati, anche con il tono della voce.
Ma questa commedia molto dinamica se ha funzionato è anche per merito degli altri personaggi e, soprattutto, di Roberto d’Alessandro nella parte dell’Architetto. Personaggio cruciale e raccordo tra i drammi del marito e della moglie. Giocando anche lui la sua parte imponente (per stazza fisica e voce ) ha animato con molto colore e vivacità. Gli applausi si sono fatti sentire alla fine, dunque un apprezzamento comune!
Mi è piaciuta questa parte caricaturale, semiseria, così come l’ha recitata D’Alessandro, soprattutto per i toni della voce modulati ad arte e per la resa del personaggio, immerso nel dramma coniugale e sapientemente guizzante e svicolante tra tutti.
E’ una tipica commedia all’italiana, con la tipica sceneggiatura di Sonego. Sempre nell’inevitabile paragone con la pellicola “Amore mio aiutami” con Sordi e la Vitti mi sono chiesta se la storia fosse ancora attuale.
All’inizio mi sembrava di no, ma riflettendo invece sono sicura che è una commedia ancora attuale, perchè il sentimento d’amore vive ancora il limite dell’insopportabilità del tradimento nel 2019!
TEATRO MANZONI
Via Monte Zebio 14/c
00195 Roma