
“Una mela al giorno toglie gli uomini di torno”!
E’ il titolo simpatico e provocatorio di una piéce teatrale scritta e interpretata dalle due protagoniste: Daniela Sistopaolo e Daniela Mei che sono la compagnia delle “Mejo sole che cò du sòle”.
Due Daniele che hanno scritto una commedia divertente sulla contemporaneità femminile.
Due ruoli ritagliati per loro: Daniela Sistopaolo, che viene dal teatro classico e accademico è l’amica zen, psicologa, dedita a pratiche orientali, alla meditazione, alle tisane, al cibo macrobiotico; lei veste fluida e con colori rilassanti. Tutta la sua vita è ispirata alla meditazione e alla quiete.
L’altra amica (Daniela Mei) è un uragano: veste fluorescente, ha una ciocca rossa tra i capelli e un telefonino costantemente in uso per fare selfie compulsivi: è sempre pronta a rispondere a trilli, bip e vibrazioni da sms che riempiono la sua giornata.

Rappresentano due punti di vista apparentemente opposti.
Mentre una è monogama, saggia, con la vita scandita da tempi e modi ripetuti, l’altra è caleidoscopica: sempre alle prese con corteggiamenti, piena di dubbi sulla scelta del partner. Colpita dai drammi dell’abbandono, invischiata in litigate e battibecchi inutili. Invasa e pervasa da luoghi comuni, rappresenta l’emblema di un’ignoranza esibita con la presunzione di saper gestire tutto.
E come tutte le commedie, dietro alle battute, ai luoghi comuni, c’è una riflessione profonda (anche amara) sui nostri tempi.
Castigat ridendo mores.
Per questo le due Daniele le paragonerei a un Aristofane in donne di oggi.
Ma non è solo questo: Daniela Sistopaolo e Daniela Mei sono state bravissime!
La scena è stata completamente loro; mai per un momento si è avvertita la monotonia o la stanchezza. Il palcoscenico è stato sempre vivo; hanno giocato benissimo sulle luci e su alcuni sfondi. Ottimamente scelte e inserite le musiche.
Questo dimostra che le brave attrici di teatro non hanno bisogno di cambi continui di scenografia e di costumi. Non hanno neanche bisogno di un nome famoso, se sono brave.
Il talento è così, non mente mai!
Peraltro, i ruoli che hanno scritto Daniela Sistopaolo e Daniela Mei, in un certo senso se li sono cuciti addosso, perchè la prima viene dal teatro accademico e classico e l’altra dal cabaret.
E così le due protagoniste hanno bilanciato benissimo due figure di donna, opposte: la prima pacata e saggia, mistica e profonda; la seconda superficiale, istintiva, caciarona e confusionaria.

Ma è il punto di incontro e di intersezione finale tra le due figure che dà il senso profondo della commedia.
Quando, alla fine, calano le maschere i ruoli si invertono. La saggia e mistica si rivela una donna frustrata e nevrotica; mentre l’amica oca, eccessiva e gàrrula diventa realistica e più forte. E’ meraviglioso l’antidepressivo goloso che propone.
Per me è stata un’ottima commedia. E’ una commedia che è capace di far riflettere contemporanea e attenta sulla donna di oggi e sui ruoli, spesso recitati, che le persone decidono di giocare.
E’ un dramma sulla superficialità: dei sentimenti, dei rapporti umani. Quello che conta davvero è una dimensione umana così liquida da scorrere come un fiume in piena, in cui tutto è trascinato e tutto si perde, come affetti, sentimenti, amicizia e amore.
I parametri vincenti sono sempre la vacuità del momento, oppure una ricerca di pace artefatta.
Le due mele in scena sono le due icone della gioia e della infelicità: una si evoca e sull’altra si inveisce fino a trafiggerla più volte con un coltello. C’è un gesto, che al di là del significato immediato, forse denuncia qualcosa di più e mi viene da pensare al femminicidio…

E’ vero, Daniela Sistopaolo e Daniela Mei sono un Aristofane in donne del Terzo Millennio!
Via Locri, 42 Roma (San Giovanni)
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