![GRIGNANI, Senza titolo [Il teatrino di Daniela], 1949 Grignani con (Il teatrino di Daniela) è alla GAM Torino in Forma/Informe](https://mycultureinblog.it/wp-content/uploads/2020/07/GRIGNANI-Senza-titolo-Il-teatrino-di-Daniela-1949-696x456.jpg)
Forma/Informe è doppio che descrive esattamente un periodo speciale della fotografia italiana (dal 1935 al 1958), definito fase non-oggettiva. Questo è il tema della mostra alla GAM di Torino, a cura di Antonella Russo, fino al 27 settembre 2020.
Negli spazi della Wunderkammer GAM comincia “Un viaggio al termine della forma” nella fotografia italiana del dopoguerra.
Dal luminismo fotografico di Giuseppe Cavalli (1904-1961) e dalla sperimentazione di Luigi Veronesi (1908- 1998) si raggiunge la fase più compiuta. E’ il grafismo ottico di Franco Grignani (1908-1999), delle cosmografie cromatiche di Pasquale De Antonis (1908-2001), e della ricerca sul materico di Piergiorgio Branzi (1928).

Si arriva fino alle “scomposizioni” di Paolo Monti (1908-1982) e di Nino Migliori (1926): il protagonista indiscusso dell’informale fotografico del secondo dopoguerra.

Si inizia con i lavori di Giuseppe Cavalli: opere come Pallina (1949) o Muretto (1950): immagini dai toni alti che colgono il valore materiale delle cose e il “ritmo pulsante” negli oggetti.

Poi il pittore, grafico, scenografo e fotografo, Luigi Veronesi con accostamenti di positivo-negativo, inversioni tonali, sovraimpressione e immagini solarizzate. L’opera in mostra Le stelle dalla mia finestra (1940), è un cielo senza luna, attraversato da scie luminose e puntini bianchi, con graffiature che alternano il bianco e nero e grigio che movimentano la fotografia.

Franco Grignani, pittore e fotografo autodidatta e graphic designer, mette la fotografia a servizio della grafica. Sperimenta esposizioni multiple e sovrapposizioni di diversi negativi. A fine anni quaranta affina la sua ricerca: nascono le “dissonanze percettive”, le “vibrazioni visive”, le “rotazioni formali” e le “tensioni visive”.
Del fotografo umanista Piergiorgio Branzi sono esposti scatti inediti della serie Montmartre (1954), vedute urbane del quartiere parigino sconvolto dalle ferite della guerra, insieme a Mykonos (1957), che descrive struttura e materia del paesaggio.

Paolo Monti, invece dedica buona parte della sua ricerca alla fotografia “astratta” che
“è una investigazione nel cuore della materia del mondo, un andare alle fondamenta della produzione di forme primordiali”.
Ma altri autori contemporanei hanno già iniziato a distaccarsi dalla ripresa fotografica, dirigendosi definitivamente verso la fase informale e non oggettiva della fotografia.
Pasquale De Antonis utilizza fonti luminose filtrate da uno schermo cartaceo, forato in più punti. Poi perfeziona questa tecnica fissando direttamente sulla carta sensibile le forme che assumono gocce, liquidi oleosi o inchiostri densi, versati su una lastra di vetro retroilluminata.
Il grande Nino Migliori ha iniziato a fine anni Quaranta, in una minuscola camera oscura, nell’angolo della cucina di casa, adoperando acidi per lo sviluppo e il fissaggio applicati su ritagli di carta, perché un foglio intero era troppo prezioso.
La carta veniva cosparsa di liquido di sviluppo e poi esposta alla luce artificiale, o solare o di una fiamma. Nino Migliori denominò questo procedimento Ossidazioni.

Invece i Pirogrammi, sono registrazioni di piccole bruciature sulla pellicola con una punta riscaldata, o esposte a una fiamma. A me ricordano le combustioni di Alberto Burri, infatti il periodo è lo stesso: dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Invece gli Idrogrammi rivelano tracce di gocce di acqua o liquidi schiumosi, applicati sul lastrino dell’ingranditore. L’immagine sembra un organismo vivente, una costellazione di cellule sospese in un liquido amniotico.

Il catalogo in italiano e inglese è curato da Antonella Russo, Silvana Editoriale. Include 60 immagini, comprese le riproduzioni delle fotografie esposte, una cronologia ragionata delle principali mostre, pubblicazioni ed eventi fotografici dell’epoca, un saggio e biografie.
GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA – Via Magenta, 31 – 10128 Torino
Orari di apertura: venerdì e lunedì: 13.00 – 20.00, sabato e domenica: 10.00 – 19.00.
Chiuso il martedì mercoledì e giovedì. La biglietteria chiude un’ora prima.
Perchè: la forma che diventa informe restituisce un ruolo centrale creativo alla fotografia, elevandola definitivamente ad arte.