BOOK IN PROGRESS 2: “L’uomo che scambiò sua moglie…” La posseduta

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Il Book in progress 2, con cui stiamo leggendo “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, prosegue con il capitolo 14:

La Posseduta!

Questo titolo irresistibile e inquietante chiude la seconda parte del saggio del Prof. Oliver Sacks ,  libro protagonista della nostra rubrica di lettura virtuale Book in progress.

E si torna a parlare della sindrome di Tourette, la stessa del paziente Ray, ma in questo caso si tratta di una “supertourette”.

Questa patologia consiste in una generale frenesia strabiliante dei pazienti, che raggiunge, in questo caso de La Posseduta, un livello astronomico, per fortuna raro.

Il prof. Sacks, dopo l’esperienza del paziente Ray, aveva iniziato a osservare meglio le persone per le strade, con un occhio clinico più consapevole, riuscendo a individuare molti casi di Tourette,  molti più di quanto avesse mai pensato, di grado e intensità diversi.

Era una questione di osservazione clinica più attenta e fuori dallo studio medico.

Dopo aver aperto gli occhi su questa sindrome, Sacks si rendeva conto che il modo migliore per “vederla” era quello spontaneo, senza che il paziente si sentisse osservato come avveniva dentro lo studio medico. Nelle situazioni spontanee, il neurologo poteva osservare più chiaramente il manifestarsi della sindrome di Tourette attraverso tutti quegli impulsi, imitazioni, impersonificazioni e reazioni strane, arrivando a vederne gli stadi seminascosti o il suo grado più estremo, proprio quello che si manifestava in questo caso.

La strada e il muoversi libero delle persone era diventato per il prof. Sacks un quadro perfetto per osservare i casi, più o meno evidenti, di sindrome di Tourette.

In generale questo tipo di osservazione diventa ottimale per certe patologie: del resto, la “neurologia da strada” consentì a James Parkinson di individuare la famosa malattia che porta il suo nome.

Proprio questa osservazione, chiamata da strada, consegnava a Oliver Sacks questo caso de La Posseduta, di una donna che stava creando per strada, intorno sè, uno scompiglio incredibile.

Cosa stava facendo?

In poche frazioni di secondo, e in modo convulso, esprimeva tutte le possibilità che le sua patologia le imponeva. Ma a un livello strabiliante e incomprensibile, davvero impressionante, per chi non sapesse nulla della sindrome di Tourette.

Lo stesso Prof. Sacks ne restava sbalordito, fino a osservarla al suo punto massimo di manifestazione patologica, il momento finale di sfogo, quando questa povera donna, a un certo punto, si costringeva all’isolamento e si liberava dalle mille identità che in poco tempo aveva assorbito, restituendo in pochi secondi una valanga di versacci, moine, gesti e atteggiamenti in modo incontrollabile ma consapevole.

L’aspetto penoso era la sua perdita di sé e l’azzeramento della sua identità.

Come tutti i tourettici, questa donna era vittima di una “stravaganza organica” e ne era consapevole; e come vittima di questi bombardamenti, cercava comunque di dominarli, senza riuscirci.

Infatti la vita di questi pazienti è una guerra estenuante, una vera lotta per la sopravvivenza di cui loro ne sono lucidamente consapevoli: nel caso di Ray era possibile esercitarne un certo controllo, ma non è sempre così.

Oliver Sacks, dopo questa esperienza straordinaria, conclude il capitolo definendo il supertourettico un essere più “humeano che umano”, citando il filosofo Hume , che considerava l’identità umana soltanto un flusso di emozioni e percezioni. E in questo senso il supertourettico, secondo Sacks, ha una sorte filosofica più che teologica, perchè è costretto a lottare senza sosta contro se stesso.

Io vi confesso che questo capitolo mi ha colpito in modo particolare: sapere che il Prof. Sacks ,nell’osservazione quotidiana on the road, era rimasto così colpito, mi fa pensare a quanta sofferenza ci passi accanto ogni giorno. A quanto ne siamo impressionati o impauriti, se questa sofferenza sia evidente, o a quanto ne siamo indifferenti, se resti invisibile.

La lezione umana  di questo capitolo è  il rispetto, che dobbiamo a noi stessi e agli altri, perchè le sofferenze sono spesso invisibili o incomprensibili.

l'uomo che scambio sua moglie copertina
l’uomo che scambio sua moglie per un cappello La Posseduta

Spunti letterari 

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Ciao, sono Emanuela, donna, moglie, madre e blogger con studi classici e formazione giuridica, eclettica per natura e per destino, “nerd” quanto basta.

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