COME LEGGIAMO I NOSTRI LIBRI?

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Come leggiamo i nostri libri? Questa è Mycultureinblog Lettrice di strada
Mycultureinblog è lettrice di strada.

Come leggiamo i nostri libri?

Me lo sono chiesta al ritorno dalle vacanze, dopo che sono stati letti molti libri o e-book, tra mari, monti, campagne e città afose.

La domanda che mi sono fatta è come leggiamo i nostri libri.

Se ogni libro, ogni lettore legga allo stesso modo. Se ognuno abbia un suo metodo personale o lo corregga a seconda del libro.

Ad esempio: voi leggete allo stesso modo un romanzo lungo e un racconto breve?

Il vostro ritmo di lettura è lo stesso mentre state leggendo sia un saggio che un romanzo leggero?

E poi la saggistica è ancora più differente: ci può essere un saggio di filosofia o un manuale di self-help. Li leggereste allo stesso modo?

 

Come leggiamo i nostri libri? Mycultureinblog
Leggiamo anche sui prati

Per questo mi sono incuriosita e ho riflettuto attentamente se si legga sempre allo stesso modo, con gli stessi tempi o le stesse pause.

Vi confesso che io leggo diversamente a seconda del libro.

Certo, io sono la stessa lettrice; la mia capacità di assorbire un testo, di seguirlo con concentrazione e capirlo, è sempre quella. Ma il fatto è che come si legge dipende da tanti fattori.

E intendo fattori di tempo, luogo, spazio e, soprattutto, stato emotivo personale che contano moltissimo per il modo in cui affrontiamo la lettura di un libro.

Anzi, prima ancora della scelta del libro conta il momento in cui leggiamo; come ci sentiamo e dove ci troviamo. Queste circostanze spesso determinano la scelta delle letture.

Avete mai sentito dire da certi lettori forti che quello non era il momento giusto per leggere quel libro? Ecco, parliamo di quel momento giusto per leggere un certo libro. Che non significa che la lettura debba rappresentare quel momento.

Io, ad esempio, approfitto dell’estate per leggere saggi o classici molto corposi, dal contenuto ostico e difficile. Per me non esistono letture da ombrellone.

Non esistono regole, perchè la magia della lettura è proprio questa.

La potenza di un libro può fare molte cose: compensare, potenziare, consolare e condurre la mente lontano da angosce personali.

Non è roba da poco leggere un libro. Nel senso che i libri sono mezzi potenti a nostra disposizione. Infatti un libro non lascia mai indifferenti (anche nei peggiori casi); non toglie mai nulla e restituisce sempre molto.

Il problema è orientarsi nella lettura: sapere cosa si vuole, magari a grandi linee, o seguendo un argomento specifico, o incuriosirsi al momento per un passaparola o dopo aver letto una quarta di copertina.

E che ne dite di qualche algoritmo gagliardo che ci propone una rosa di titoli da leggere dopo una breve ricerca Internet?

Ecco, la lettura è questo: è un percorso assolutamente individuale di crescita e di costruzione di se stessi.

 

Come leggiamo i nostri libri è differente (Mycultureinblog)
Ognuno di noi legge libri differenti in modo differente

E allora mi chiedo e vi chiedo ancora: come leggete i vostri libri? Leggiamo tutti allo stesso modo?

No, credo di no.

Se leggete per lavoro sarete superconcentrati e qualche volta annoiati, ma se leggerete quel libro che avete in mente da tempo (chissà perchè) forse lo leggerete tutto d’un fiato. Magari divorando le prime 100 pagine tutte insieme ( come è capitato a me con Elena Ferrante). Magari ruberete ore di sonno per finire quel romanzo che vi sta appassionando, resitendo alla tentazione di leggere le pagine finali.

Certe volte però i libri non “prendono” ma li vogliamo leggere fino in fondo ( e ci sono tanti motivi per andare comunque alla fine di un libro). Allora si leggono poche pagine per volta e si riflette sul perchè quel libro non ci stia piacendo.

Ci sono anche drammi personali sul mancato apprezzamento dei classici e dei mostri sacri della letteratura: io ne sto vivendo uno con Italo Calvino. E’ un mio grande imbarazzo letterario, ma c’è stato anche Melville con Moby Dick.

Volete proprio che lo confessi?

Ci sono grandi classici che non mi hanno appassionato. Ed è stato un piccolo calvario leggerli; le pagine scorrevano lente e faticose.

Ma un classico vale la pena leggerlo, sempre. Anche a rilento, pagina per pagina, perchè se è un classico vuol dire che ha un valore aggiunto imperdibile. Fidiamoci della classicità!

Invece il romanzo che ci appassiona lo leggiamo divorandolo, in momenti impensabili e a ore indecenti; anzi, a volte, ne rallentiamo la lettura perchè vorremmo non finisca mai.

I libri di self help io me li scelgo rapidamente, istintivamente, e me li divoro altrettanto velocemente: voglio andare subito al sodo e trovare quello che mi serve, perciò la mia lettura è quasi uno skimming. Un tipo di lettura che scorre velocemente la pagina in verticale, dall’alto al basso. Non è proprio un modo giusto di leggere, ma a volte serve così, per rapidità.

In generale oscillo tra la lettura veloce (mio malgrado) e una lettura più lenta e scandita.

Un discorso a parte lo merita la poesia.

La poesia si gusta come un quadratino di cioccolato da sciogliere in bocca. E allora, la poesia si legge con il suo ritmo, come un ascolto musicale: le note sono le sue parole, il ritmo è la sua metrica. Dobbiamo seguirla come si segue un direttore d’orchestra.

Ma come si legge riguarda pure i luoghi e i modi (anche fisici) in cui si legge.

Ricordo il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, che ho letto persino in un parcheggio assolato di uno stabilimento balneare, per non perdere un certo punto della storia; oppure dei libri letti in posizioni così scomode (semisdraiata, su un fianco, con il collo in avanti) che meriterebbero una convenzione con i fisioterapisti.

La lettura è per me un fatto completamente personale e come leggono gli altri mi incuriosisce più di quello che stanno leggendo.

Il modo in cui leggiamo i nostri libri è imprevedibile, è un fatto privato perchè i nostri libri sono i nostri stessi percorsi di vita..

 

 

 

 

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Ciao, sono Emanuela, donna, moglie, madre e blogger con studi classici e formazione giuridica, eclettica per natura e per destino, “nerd” quanto basta.

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