
SCOPRIRE LA POESIA CONTEMPORANEA
“SLITTAMENTI”
DI GABRIELE GALLONI
Gabriele Galloni ha decisio di lasciarci, lo ha desiderato lui. Forse voleva esplorare quel mondo dei morti che a lui affascinava così tanto, oppure era saturo di vita: ne aveva vissuta poca (25 anni) sicuramente ne aveva vissuta molta per poesia, libri e musica.
Così ricco di poesia che è imploso!.
Io lo stimavo moltissimo Gabriele Galloni, il giovane poeta rock , come mi piaceva definirlo. So che mi mancherà e nel frattempo sto iniziando a raccogliere tutte le sue poesie, ancora da leggere. Qualche volume è già introvabile!
Sto riaggiornando questo post che scrissi nel 2018.
Ciao Gabriele!
Leggere Gabriele Galloni è scoprire la poesia contemporanea attraverso un giovanissimo poeta.
“Slittamenti” è la prima raccolta di poesie, per Augh Edizioni, così bene accolta dalla critica da far pensare ai futuri successi di un poeta che slitta veloce sulla superficie del mondo. Sono versi liberi, ma disciplinati da una metrica apparentemente casuale, che rivela invece la preparazione tecnica e la cultura del giovane Galloni.
Le poesie sono ritmate tra endecasillabi, settenari e quinari che cercano e fuggono continuamente le rime, nascoste tra versi frammentati e a volte così essenziali da ricordare Ungaretti.
E’ originale, cruenta ed emblematica, questa poesia che oscilla tra il classico e il rock, per temi e forme, lasciando quasi sempre l’ultimo verso, isolato tecnicamente e concettualmente, quasi un punto dilatato, una fuga dalle strofe precedenti; che lascia spaesati e disorientati. E’ un gioco tematico e stilistico che rivela Galloni un poeta acuto e sottile nella scelta dei temi. I tempi, i luoghi, la mistica e la sessualità si snodano con disinvoltura tra i versi e le strofe originali, dove si parla di vetro, di acqua, di muri e di deserto. La musicalità, anche di rime baciate e alternate, fa pensare a installazioni d’arte contemporanea, come quando parla di un “colpo di neon”. Quando poi racconta di “fiandre pontine”, identifica luoghi geografici precisi che si smaterializzano, come il Getsemani, Zeboim, Villa Sciarra o Via Condotti.
Non mancano anche aspetti mistici, senza arrivare alla commozione, perché Gabriele Galloni è un poeta razionalmente forte, in cui le emozioni sono profonde ma anche contenute, e così quando richiama Borges, Wittgenstein o Jung , non evoca solo immagini, ma qualcosa di più.
Galloni traduce tutto se stesso in poesia ed è evidente proprio quando vuole esorcizzare le paure attraverso con parole e gesti da horror: indugiando su lame, coltelli, incisioni e affondi nella carne umana, perché “al sangue si ritorna”.
Riflessioni ossessive, più spesso riscattate da fotogrammi del presente e dai voli verso spazi e luoghi liberi.
“Slittamenti” è la prima raccolta di poesie, per Augh Edizioni, così bene accolta dalla critica da far pensare ai futuri successi di un poeta che slitta veloce sulla superficie del mondo. Sono versi liberi, ma disciplinati da una metrica apparentemente casuale, che rivela invece la preparazione tecnica e la cultura del giovane Galloni.
Le poesie sono ritmate tra endecasillabi, settenari e quinari che cercano e fuggono continuamente le rime, nascoste tra versi frammentati e a volte così essenziali da ricordare Ungaretti.
E’ originale, cruenta ed emblematica, questa poesia che oscilla tra il classico e il rock, per temi e forme, lasciando quasi sempre l’ultimo verso, isolato tecnicamente e concettualmente, quasi un punto dilatato, una fuga dalle strofe precedenti; che lascia spaesati e disorientati. E’ un gioco tematico e stilistico che rivela Galloni un poeta acuto e sottile nella scelta dei temi. I tempi, i luoghi, la mistica e la sessualità si snodano con disinvoltura tra i versi e le strofe originali, dove si parla di vetro, di acqua, di muri e di deserto. La musicalità, anche di rime baciate e alternate, fa pensare a installazioni d’arte contemporanea, come quando parla di un “colpo di neon”. Quando poi racconta di “fiandre pontine”, identifica luoghi geografici precisi che si smaterializzano, come il Getsemani, Zeboim, Villa Sciarra o Via Condotti.
Non mancano anche aspetti mistici, senza arrivare alla commozione, perché Gabriele Galloni è un poeta razionalmente forte, in cui le emozioni sono profonde ma anche contenute, e così quando richiama Borges, Wittgenstein o Jung , non evoca solo immagini, ma qualcosa di più.
Galloni traduce tutto se stesso in poesia ed è evidente proprio quando vuole esorcizzare le paure attraverso con parole e gesti da horror: indugiando su lame, coltelli, incisioni e affondi nella carne umana, perché “al sangue si ritorna”.
Riflessioni ossessive, più spesso riscattate da fotogrammi del presente e dai voli verso spazi e luoghi liberi.
