
Oggi ci ha lasciato il Maestro di lettere e di vita Andrea Camilleri, e in questo post vorrei dargli il mio saluto.
Desidero fissare qui alcune sue parole, e qualche mia riflessione spontanea e immediata, con affetto e immensa ammirazione.
“Ogni mattina alle sette, lavato, sbarbato, vestito di tutto punto mi siedo al tavolo del mio studio e scrivo. Sono un uomo molto disciplinato, un perfetto impiegato della scrittura. Forse con qualche vizio, perché mentre scrivo fumo, molto, e bevo birra. E scrivo, io scrivo sempre.”
Le parole di Andrea Camilleri sono quelle di un uomo semplice e ricchissimo di cultura, che ha vissuto un’attività incessante e appassionata di teatro, televisione, regia e scrittura.
Camilleri ha scritto molto e con grande successo, è stato davvero molto prolifico, specialmente in tarda età – penso alla saga del Commissario Montalbano, vincente come pubblicazioni e come fiction. E penso anche alla sua profonda amicizia con Elvira Sellerio, della cui casa editrice è stato uno degli autori protagonisti.
Ma è stato anche un uomo profondamente contemporaneo, vivace e appassionato del mondo e del reale che ha analizzato e commentato con un piglio sicuro, prendendo sempre posizioni personali dirette, e molto argomentate.
Inoltre, ho sempre percepito Andrea Camilleri un promotore dei giovani, delle loro idee e iniziative. Anche questo, lo ha reso ai miei occhi una grande personalità, perchè, chi ha uno sguardo benevolo e incoraggiante verso le giovani promesse, significa che ha dato e ha sempre da dare moltissimo.

Il mio saluto ad Andrea Camilleri vuole essere prima di tutto un ringraziamento per quello che ha dato e che ha lasciato al mondo della cultura, ma soprattutto per il grande esempio umano e professionale.
“L’ideale della mia scrittura è di farla diventare un gioco di leggerezza, un intrecciarsi aereo di suoni e parole. Vorrei che somigliasse agli esercizi di un’acrobata che vola da un trapezio all’altro facendo magari un triplo salto mortale, sempre con il sorriso sulle labbra, senza mostrare la fatica, l’impegno quotidiano, la presenza del rischio che hanno reso possibili quelle evoluzioni. Se la trapezista mostrasse la fatica per raggiungere quella grazie, lo spettatore certamente non godrebbe dello spettacolo.”
Alcuni appunti su Andrea Camilleri
Nelle interviste speciali degli ultimi anni, che si sono susseguite nella sua casa, a cura della Rai , Camilleri ha parlato molto, disegnando la sua figura di letterato e di intellettuale.
Ha detto che lo ha “segnato” la figura di Eduardo De Filippo: e infatti, Camilleri è stato un autore e un regista teatrale.
E’ stato un divoratore di libri gialli (Mondadori): ne ha letti a centinaia, lungo tutta la sua vita.
Ma per lui la riduzione teatrale o televisiva dei libri, perde sempre rispetto al testo letterario. E’ un suo personale parere e, lui dice, discutibile, tuttavia preferisce sempre il libro, anche nel caso del Gattopardo di Visconti, rispetto al romanzo di Tomasi di Lampedusa.
Nonostante il suo planetario successo letterario, ammette con schiettezza che il primo romanzo su Montalbano (“Il corso delle cose“) è stato rifiutato da tutti gli editori, tranne Sellerio, con cui ha condiviso il suo successo.
Ha conosciuto Robert Capa durante un bombardamento aereo, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale: il suo nome scritto su un bigliettino, senza sapere chi fosse, e i suoi scatti improvvisi sugli arei, come se li mitragliasse.
Il libro preferito, tra quelli scritti da lui, è “Il re di Girgenti“.
Il suo linguaggio letterario è trino: italiano, siciliano e “vigatese”.
Il Commissario Montalbano si chiama così, in omaggio allo scrittore Manuel Vasquez Montalbàn, che ha conosciuto personalmente.
Nomi di grandi intellettuali del Novecento? Non gli piace farne, ma cita, come esempio, Gustavo Zagrebelsky e Franco Cordero: due giuristi.
Non è credente, lo conferma, ma il senso dell’infinito e l’idea che l’uomo non sia solo carne, sangue e acqua, la sente nel profondo.
Andrea Camilleri non è vanitoso né inutilmente modesto nelle sue interviste, è sempre lineare e trasparente: perché rende a tutti, e a se stesso, quello che è giusto.
Lui offre sempre una visione serena della vita e della cultura, senza far mai sentire una nota troppo bassa o troppo alta, nello spartito della sua vita.
Perchè: è un Maestro che ha già fatto la storia della cultura italiana contemporanea.