
CAFFE’: L’ITALIA E’ LEADER IN PRODUZIONE E TECNOLOGIA
Un italiano su due ne beve un paio di tazzine al giorno e si ritorna al bar.
Va forte il caffè espresso che si prende al bar per una pausa relax, ma si beve anche in casa visto che cresce sempre di più il settore cialde e capsule.
Le ricette vincenti sono quelle artigianali.
Vale soprattutto per il marchio famoso Lavazza , che a Carrara Fiere ha portato il suo Airstream, un caravan adattato a bar e capace di erogare oltre 1500 caffè al giorno.
Lavazza propone miscele di caffè sostenibili e tostate ad arte, ma anche orzo e ginseng con la novità Gusto Delicato.
L’Italia è veramente la patria del caffè.
Sul podio c’è il caffè espresso, 1 o 2 tazzine al giorno, il 58% lo preferisce la mattina; il 77% lo beve tutti i giorni appena sveglio. E questo lo dice Coffee Monitor, il primo focus dell’Osservatorio social monitoring di Nomisma sviluppato in collaborazione con Datalytics.
Perché si beve caffè?
Il 58% di chi beve caffè espresso lo fa per trovare la carica necessaria ad affrontare la giornata, ma anche per il suo gusto (51%) e in parte per abitudine (30%).
Il caffè espresso evoca momenti di relax (53%), un piacere (47%), ma è anche un rito e una tradizione (37%).

Il consumo di caffè espresso è “multi-luogo”. Il 92% lo sorseggia tra le mura domestiche, prediligendo il caffè in polvere (53%) e in cialde o capsule (37%), in funzione di gusto e aroma (53%) o notorietà della marca (19%), mentre, meno rilevante, è la variabile prezzo, (driver di scelta solo per il 15% di chi consuma caffè espresso a casa).
Tra i luoghi di consumo più importanti figurano i bar, scelti dal 72% del target di riferimento, oltre al posto di lavoro (il 48%) dove invece si predilige l’utilizzo di caffè in cialde o capsule (50%). Fonte dei dati è di Coffee Monitor Nomisma, 2018
A Tirreno C.T. la ricetta per il miglior espresso la racconta Vito Campanelli, che è personal bar trainer; ed è a Tirreno C.T., con la Esse Caffè della famiglia Segafredo, come docente del Centro Formazione per l’espresso.
«Quello su cui occorre lavorare – conclude Campanelli – è la formazione dei nostri operatori perché quella del barista è una professione riconosciuta in tutto il mondo, non è un caso che anche all’estero chi fa caffè viene proprio chiamato così, “barista”, un vero e proprio brand made in Italy».