
Chi ha paura dell’Intelligenza Artificiale? Un po’ tutti, forse, ma non è così!
Perchè non dobbiamo avere paura dell’Intelligenza Artificiale (AI) e del Futuro lo hanno spiegato al MAXXI di Roma ( Museo delle Arti del Ventunesimo secolo) veri esperti del futuro.
Sono andata apposta per ascoltarli, perchè anche io sono tra quelli affascinati dal futuro e dall’AI, ma anche un po’ impaurita e volevo fugare queste paure!

Human Digital Transformation era il titolo che preparava a questa incursione nel futuro.
La paura è il primo nemico da battere!
Già nella mostra in corso al MAXXI “LowForm” la paura è la risposta generata dagli algoritmi interrogati per selezionare forme ed emozioni umane nell’arte. Ne è venuta fuori un’arte alla Francis Bacon. Lui con le sue immagini orrendamente (splendide) liquefatte è un precursore del futuro, anzi della paura del futuro.
I grandi temi attraversano sempre la ricerca artistica dice Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI.
Ma invece non dobbiamo avere paura dell’AI.

Felicia Pelagalli, Founder Culture srl e Presidente di Innova Fiducia, ci rassicura e spiega semplicemente che il nostro smartphone è gia Intelligenza Artificiale che noi portiamo in borsa. Quello che ci fa paura è vestire la tecnologia di sembianze umane, come quei robot che ci assomigliano.
E’ questa la paura, quello che vediamo esteriormente.
In realtà è il bene comune il vero riferimento all’uso corretto della tecnologia: partendo dal tema del possesso dei nostri dati comuni, a come pensare un progetto verso il miglioramento comune.
Bisogna quindi pensare al progetto di un’umanità che si prenda cura del nostro pianeta e non lo consumi soltanto.

Luciano Floridi, Ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford, dice che ci manca uno sforzo ottimistico. Se la politica lavora soltanto sulle emergenze significa che le manca un ideale regolativo, un progetto. E se manca un progetto, e si lavora solo sulle emergenze si entra in un circolo vizioso senza futuro e senza ottimismo. Anche per la tecnologia vale lo stesso principio se c’è assenza di un pensiero progettuale.
E’ necessario pensare in termini più “filosofici”, cioè in tempi lunghi, fatti di sguardi che guardano molto lontano.
Il messaggio del Prof. Floridi è anzitutto quello di lavorare sulla progettualità.
Interessante anche l’intervento di Marco Bentivogli, sindacalista Segretario Generale Fim Cisl, che ha parlato di paura nel senso che questa può essere il primo impatto. Molta paura è creata anche dagli autori di libri definiti di “tecnofobia”, dalle fake news. Cosa non è l’Intelligenza Artificiale? Non è snaturamento di automi e robot.
L’essere umano è l’elemento chiave: è il cardine tra robot e ambiente.

Per Marco Bentivogli la tecnologia non sequestra lavoro, perchè ne fa nascere di nuovo. La tecnologia cancella e poi rigenera nuovi lavori. Quello che conta è la gestione dell’intervallo tra questi due momenti.
L’intervallo, chiamiamolo il gap tra il vecchio e il nuovo è il punto cruciale dove si deve lavorare attraverso la progettualità. Ma è anche il momento più difficile, quello che è rimandato continuamente e dove il nostro Paese ha perso terreno; terreno da recuperare.
Questa terra deserta di progettualità crea la paura.
Il Prof. Floridi ritiene infatti che dopo la fine (tardiva) del Novecento viviamo in assenza di un progetto; come fossimo usciti dal Novecento senza un approdo certo, disorientati in pieno mare aperto.
Dalla assenza di un progetto sul futuro, si passa alla paura del futuro e si parla di rimettere l’uomo al primo posto. Per Floridi bisogna centralizzare le relazioni tra noi e decentralizzare noi stessi: l’uomo ha sempre teso nella storia a centralizzarsi, anche per accumulare posizioni di potere. Non è questa la direzione del futuro.
Ma l’istruzione è un grande problema.
Nel nostro Paese il 28% della popolazione è analfabeta funzionale. Ecco da dove vengono le paure e lo scetticismo verso la tecnologia.

E Bentivogli sottolinea anche come il digitale venga usato male: si scorrono solo le immagini, al massimo si leggono le prime tre righe di un post o le parole in grassetto. Le letture sono incomplete e lacunose. L’informazione così non arriva correttamente.
E poi Floridi riflette sul futuro delle Università e lancia un messaggio ai giovani che erano al convegno: c’è bisogno di competizione tra le Università, non servono più le soft skills, ma le competenze vere nei settori nuovi e allora, tanto sacrificio e preparazione! Per ricostruire la speranza bisogna essere chiari.
L’ignoranza è un male anche perchè crea la polarizzazione dell’informazione: il pensare tutti una stessa cosa ipnotizzati e acritici. E’ necessaria una mediazione diversa e in questo i grandi gruppi possono fare moltissimo. Chi media l’informazione può stanare correttamente la polarizzazione. Gli algoritmi hanno la loro pericolosità sulla formazione del pensiero sociale.
Insomma siamo in una rivoluzione culturale, anzi in una rigenerazione e non dobbiamo averne paura; dobbiamo recuperare terreno, è vero, ma se ci risvegliamo iniziando a progettare seriamente il futuro, potremo recuperare tempo perso e riallineare socialmente anche gli altri rimasti indietro.
Insomma saremo giusti e allora niente paura dell’Intelligenza Artificiale e del Futuro!
