
Il sito depresso se ne stava in un angolo della blogosfera.
Aveva litigato con se stesso. Non si perdonava anni e anni di duro lavoro senza aver raggiunto risultati soddisfacenti.
Anche i siti più recenti lo battevano: quelli che dicevano poco e niente o quelli poveri di contenuti.
Le fashion blogger poi…quelle battevano tutti, con i loro maglioni colorati, i mille accessori sonanti e sfavillanti! Tutti avevano bisogno di quelle cose, mentre i suoi contenuti, studiati, riflettuti e scritti con amore, parevano non interessare nessuno. Le persone, con aria di sussiego, facevano finta di interessarsi, di leggerlo, ma poi, se ne dimenticavano e saltavano sugli altri siti più in voga.
Per carità…gli uffici stampa si prodigavano in mille ringraziamenti, accreditavano e inviavano file su file pieni di immagini e comunicati. Tra recall e inviti, non si poteva lamentare!
Ma mancava il successo: quello semplice, di visite, di like e di condivisioni. Sì, aveva i suoi estimatori, era gente per bene, colta, dei professionisti o anche persone più semplici appassionate delle sue materie, che lo seguivano con interesse serrato e lo gratificavano sempre.
Mancava il successo di massa; quello che alla fine faceva i numeri.
E proprio per questo nessuno era disposto a riconoscergli un merito . Nessuno voleva valorizzare il suo lavoro, anche se tutti chiedevano, anzi pretendevano, il loro spazio con un post.
Alla fine lui si era depresso: sì, era diventato un sito depresso!

Continuava a fare il suo lavoro, selezionando le informazioni, che arrivavano sempre a valanga, ma l’umore era giù. Non si sentiva capito, amato, né valorizzato.
In fin dei conti, a parte belle parole, il feedback mancava; e questo gli rendeva sempre più faticoso quel lavoro che amava e che aveva iniziato con passione anni fa, sulle ceneri di un progetto finito malamente. Aveva superato bene quel momento, e si era costruito da sé il suo spazio, rinominandosi e accrescendo sempre i suoi contenuti sulla stima e sul lavoro.
Beh, tutto questo non aveva dato i suoi frutti.
Adesso era stanco morto.
Passava il tempo tra un post e l’altro, accoccolato nel web; le parole chiave si erano arrugginite e molti programmi si erano impolverati. Ogni tanto cliccava sui siti colleghi che lo interessavano e, raramente, sui siti concorrenti, con i quali sognava sempre un rapporto di sana competizione, a beneficio della blogosfera.
Una mattina di lunedì, tipicamente grigia e piovosa, aveva gettato definitivamente la spugna: aveva deciso di mollare tutto e oscurarsi. Che peccato! aveva pensato subito; già gli mancava il suo lavoro!
Era come un web suicidio!
Un suicidio d’onore verso se stesso, alla maniera orientale, quando non si è più grado di mantenere una promessa: si raccontava infatti, che lo averebbe fatto per rispettare se stesso. Ma non era così.
La spinta ottimista era invece più forte di tutto.

La sua passione per il lavoro era tale da farlo lavorare anche in assenza di riscontri. Un giorno aveva anche pensato: lavorerò anche per un solo follower! E aveva continuato a pubblicare.
Aveva chiesto anche un parere ai suoi collaboratori, ma non lo avevano aiutato più di tanto.
E poi per la sua depressione non esistevano psicologi, né professioni adatte, perché lui era un sito e non un essere umano. La sua depressione non era codificata, e nemmeno ipotizzata, perché nel 2018 l’Intelligenza Artificiale non aveva ancora scoperto la depressione del web.
E così si era rassegnato!
Finchè un giorno lo andò a trovare una matricola universitaria, un vecchio smanettone di pc fin dai tempi dell’adolescenza, simpatico e dall’aspetto un po’ trasandato, che gli aveva fatto mille complimenti, in modo sintetico e immediato come fanno molti ragazzi.

Senza troppe parole, gli aveva fatto capire che era un sito grandioso e che secondo lui aveva una mission e una potenzialità straordinaria.
Lì per il lì il credette a uno scherzo, a una presa in giro.
Poi, invece, ci riflettè meglio e pensò che poteva essere uno spiraglio per uscire dalla depressione.
In fondo, quella matricola universitaria aveva capito tutto di lui; e allora doveva rintracciarlo subito, scrivergli, e dirgli che aveva bisogno di lui.
Si incontrarono nel web: la casella email fu “galeotta”!
La Matricola Smanettona, come lui lo chiamava, adesso gli riaggiustava i template, e tutta la programmazione; lo sgridava continuamente sul piano editoriale mal messo e mai rispettato e su altre questioni tecniche.
Adesso i suoi punti deboli iniziavano a tramutarsi in punti di forza, e le sue indiscusse qualità diventarono ricercatissime sul web. Piano piano si faceva luce: i suoi spazi iniziarono a riempirsi di like; i follower crescevano a vista d’occhio. Sembrava una magia! Era incredibile.
Adesso il sito iniziava a riprendersi dalla depressione, a tornare gagliardo e pieno di vigore e non si preoccupava più. Contava il suo mondo web: l’apprezzamento della blogosfera era il miglior riconoscimento alla sua esistenza!
Un giorno la Matricola Smanettona gli presentò i risultati, quelli che lui non aveva mai ottenuto e che non sperava più di avere.
Adesso era un grande Sito!
