e pubbliche amministrazioni
Streetfood: il cibo di strada come risposta alla crisi del lavoro
sostenuto chi si è re-inventato un lavoro contro nuove realtà improvvisate che rischiano di
inflazionare il sistema creando confusione
L’Associazione Streetfood nata
dal progetto datato 2004, nel suo peregrinare in giro per l’Italia con un
format esclusivo e originale di evento itinerante, lo STREETFOOD VILLAGE TOUR,
ogni anno dal 2010 ha visto aumentare le sue tappe, ma tiene sempre a mente i
luoghi e le condizioni da cui è partita, portando per prima in Italia una novità assoluta che nella
curiosità generale ha fatto
conoscere prodotti di qualità a costi sempre e comunque accessibili.
«Abbiamo creduto fermamente
nel grande patrimonio del cibo di strada italiano – dichiara il presidente
dell’Associazione aretina Streetfood, Massimiliano
Ricciarini – come tradizione culturale e connesso alla storia e ai vari
territori italiani. Oggi purtroppo è divenuto fenomeno modaiolo sui generis e per
questo abbiamo cercato di fare sistema fin da principio con realtà già esistenti o nuove realtà imprenditoriali che hanno
visto nel format Streetfood solo una macchina da soldi e la tendenza a creare
mondi paralleli hanno avuto il sopravvento come un bimbardamento a catena
originando confusione nell’iimmaginario collettivo».
I piccoli borghi e il cibo di strada.
«Partendo da Marciano della
Chiana (Ar) nel 2010 – riporta alla mente Ricciarini – un piccolo centro
toscano di 3.500 abitanti, il successo e l’affluenza record sopra le 15 mila
presenze hanno richiamato l’attenzione di altre città italiane e ad oggi c’è stato un crescente
coinvolgimento e il consolidamento del tour». Il segreto di questo
successo è dovuto anche grazie a una
proposta di qualità e varietà costante di cibi di strada. «Non ci mancano successi in piccoli e grandi
centri – prosegue il presidente –
ma sono proprio quelli piccoli quelli con i quali intendiamo continuare la
collaborazione. Se pure con numeri di affluenza minori ci interessa fare il bene
di micro-imprese che ci seguono nel tour, promozione di nuovi cibi poveri o
“di strada” reperiti in loco in tutto lo “Stivale” ma anche
contrastare la crisi sostenendo, per quanto in nostro potere, i fondi sempre più esigui di pubbliche
amministrazioni, insufficienti a mantenere vive tradizioni e momenti di
intrattenimento».
Nuove opportunità di lavoro. “Ho potuto e dovuto coinvolgere parenti in
difficoltà per aiutarmi
nell’organizzazione dell’attività” oppure “Dalla depressione più profonda causata da alternanza
di periodi di lavoro sottopagato e cassa integrazione con tracollo finale
dell’azienda per cui ho lavorato per anni, adesso mi trovo a non avere tempo
per occuparmi della casa, a investire in attrezzature e materie prime per
tenere testa a una vita lavorativa intensa ma piena di nuove
soddisfazioni”. Ancora: “Ho creduto nel settore licenziandomi prima
del tempo. Oggi godo dei frutti della mia scelta e, nella necessità di aiuto nel lavoro,
coinvolgo amici e conoscenti”. In minima parte i benefici prodotti dal
sistema Streetfood incentiva quindi anche la spesa pubblica. In pochi anni sono
molti gli operatori di strada che l’Associazione ha aiutato a investire e promuovere
la propria attività portandola nelle piazze e facendola conoscere al grande pubblico di
appassionati