

Flavia de Luce si trova presa in un
groviglio che questa volta la tocca negli affetti più cari. Alla stazione
dismessa di Bishop’s Lacey è attesa Lady Harriet, la madre dispersa dieci anni
prima tra le nevi dell’Himalaya. E sarà l’indagine sulla vita e sulla morte
della madre, dentro i segreti della sua antica famiglia. La guideranno, in
questo cammino sconosciuto, remoti reperti, filmini di casa mai visti con dentro
strani figuri, visite inattese, mezze frasi di vecchi domestici, implorazioni
carpite di papà al cadavere della moglie, orridi esperimenti di risuscitamento
cadaverico, intrighi di intelligence.
Oltre il divertimento che viene da un
umorismo allo stato infantile, Flavia de Luce avvince il lettore mettendolo
davanti al mistero puro, al suo perturbare non inquinato né dal sangue (anche se
i morti ci sono) né da stratagemmi narrativi e altri manierismi. Puro come è il
brivido sulla pelle di una bambina intelligente, vigile e
temeraria.
«Enfant terrible del delitto, Flavia de Luce ha fatto il
giro del mondo con l’arguzia, la competenza degna di un Ris televisivo e il golf
sfondato da campagna inglese. Atmosfera brumosa, sottili cattiverie, tragiche
vendette per un giallo geometrico alla Agatha Christie» (Camilla Valletti, TTL –
La Stampa).
groviglio che questa volta la tocca negli affetti più cari. Alla stazione
dismessa di Bishop’s Lacey è attesa Lady Harriet, la madre dispersa dieci anni
prima tra le nevi dell’Himalaya. E sarà l’indagine sulla vita e sulla morte
della madre, dentro i segreti della sua antica famiglia. La guideranno, in
questo cammino sconosciuto, remoti reperti, filmini di casa mai visti con dentro
strani figuri, visite inattese, mezze frasi di vecchi domestici, implorazioni
carpite di papà al cadavere della moglie, orridi esperimenti di risuscitamento
cadaverico, intrighi di intelligence.
Oltre il divertimento che viene da un
umorismo allo stato infantile, Flavia de Luce avvince il lettore mettendolo
davanti al mistero puro, al suo perturbare non inquinato né dal sangue (anche se
i morti ci sono) né da stratagemmi narrativi e altri manierismi. Puro come è il
brivido sulla pelle di una bambina intelligente, vigile e
temeraria.
«Enfant terrible del delitto, Flavia de Luce ha fatto il
giro del mondo con l’arguzia, la competenza degna di un Ris televisivo e il golf
sfondato da campagna inglese. Atmosfera brumosa, sottili cattiverie, tragiche
vendette per un giallo geometrico alla Agatha Christie» (Camilla Valletti, TTL –
La Stampa).

‪Cosa resta di noi‬ di
Giampaolo Simi è tra i 21 romanzi in gara per la cinquina del Premio Scerbanenco
2015. Votatelo su http://www.noirfest.com/2015/scerbanenco.asp. C’è tempo fino alle 19,00 del 27 novembre. Se non l’avete ancora
letto, è il momento di farlo…
Un noir che disturba e sorprende, una
tensione che sale piano come la marea. La storia di un amore che lentamente si
trasforma in veleno, di un vuoto intimo che trasfigura una ragazza meravigliosa.
In questo senso Cosa resta di noi fa pensare ai romanzi di Patricia
Highsmith.
Guia, la protagonista, chiama «morte vista al contrario» la sua
impossibilità di avere un figlio. Eppure è una ragazza nata per essere felice,
di antica famiglia, scrittrice indirizzata al successo, sposata con Edo un uomo
che ama ed è pazzo di lei. Ma ad un tratto lo scenario cambia. Nella vita di Edo
appare un’altra donna che però, pochi giorni dopo, svanisce nel nulla
inspiegabilmente. La sua scomparsa diventa il caso del momento, segna
l’irrompere di una realtà cieca e distruttiva nella crisi che Edo e Guia stanno
cercando di affrontare. La lucida follia del circo mediatico divora torbidi
risvolti in nome del conformismo e del pettegolezzo più morboso. Finché cosa
resta di loro è soltanto l’assenza.
Giampaolo Simi, con la sua prosa capace
di svariare dall’ironia alla tensione, riesce a raccontare di una specie di
contagio che parte da una mancanza intima, fisica e spirituale, che si espande e
diventa una trappola da cui nessuno riesce più a fuggire.
Giampaolo Simi è tra i 21 romanzi in gara per la cinquina del Premio Scerbanenco
2015. Votatelo su http://www.noirfest.com/2015/scerbanenco.asp. C’è tempo fino alle 19,00 del 27 novembre. Se non l’avete ancora
letto, è il momento di farlo…
Un noir che disturba e sorprende, una
tensione che sale piano come la marea. La storia di un amore che lentamente si
trasforma in veleno, di un vuoto intimo che trasfigura una ragazza meravigliosa.
In questo senso Cosa resta di noi fa pensare ai romanzi di Patricia
Highsmith.
Guia, la protagonista, chiama «morte vista al contrario» la sua
impossibilità di avere un figlio. Eppure è una ragazza nata per essere felice,
di antica famiglia, scrittrice indirizzata al successo, sposata con Edo un uomo
che ama ed è pazzo di lei. Ma ad un tratto lo scenario cambia. Nella vita di Edo
appare un’altra donna che però, pochi giorni dopo, svanisce nel nulla
inspiegabilmente. La sua scomparsa diventa il caso del momento, segna
l’irrompere di una realtà cieca e distruttiva nella crisi che Edo e Guia stanno
cercando di affrontare. La lucida follia del circo mediatico divora torbidi
risvolti in nome del conformismo e del pettegolezzo più morboso. Finché cosa
resta di loro è soltanto l’assenza.
Giampaolo Simi, con la sua prosa capace
di svariare dall’ironia alla tensione, riesce a raccontare di una specie di
contagio che parte da una mancanza intima, fisica e spirituale, che si espande e
diventa una trappola da cui nessuno riesce più a fuggire.
